Perché meditare? E perché partecipare al Corso base di meditazione somatica Shamata-Vypashana?

Contrariamente a quanto si pensi, la meditazione non è nata e non dovrebbe servire per ‘fabbricare’ uno stato in cui ‘non si pensa’ e ci si tranquillizza e basta. Calmare la mente è una parte importantissima, ma la meditazione è un momento di incontro con sé stessi, con la propria interiorità, con quanto di vivo e vitale fluisce in noi momento per momento. Il suo scopo è proprio quello di aiutarci ad entrare in contatto con ogni aspetto del nostro stare al mondo, quindi della nostra incarnazione, ampliando la capacità di conoscerci a fondo e di integrare così nella sfera della coscienza tutto ciò che fa parte della nostra irripetibile esperienza di vita.

E’ vero, per porci all’ascolto e avanzare in questo processo di integrazione, è necessario cominciare calmando la mente e rilassando il corpo. Come quando si intende scrutare i fondali di uno stagno il primo passo è quello di acquietare ogni increspatura superficiale, di rimuovere ogni possibile fonte di disturbo, di “detriti” che possano intorbidire e vanificare il nostro tentativo di scrutare più in profondità, così facciamo per osservare noi stessi. E’ questa la tecnica base della meditazione, definita Shamata, ovvero portare calma alla mente agitata.

Ci sono vari modi per approcciarsi a Shamata e tutti si appoggiano alla creazione di una connessione autentica e vigile con il corpo e il respiro.

Una volta acquietata la mente, che succede? Potrò finalmente raggiungere la tanto agognata serenità?

Si, spesso è così. Però lo scopo della meditazione non è quello di condurci in un luogo distaccato dalle vicissitudini della vita, che comunque saranno sempre presenti e si ripresenteranno puntali dopo la nostra oretta di meditazione. Quando avremo acquietato la superficie dell’acqua dello stagno, che si presenterà perfettamente calma e limpida, saremo alla seconda fase della meditazione.

La seconda fase della meditazione Shamata-Vypashana consiste precisamente nell’osservare, nello scrutare per porsi in contatto con tutto quello che troveremo depositato più in profondità, giù giù fino al fondale. E’ questo ciò che viene definito Vypashana, appunto l’osservazione concentrata e consapevole. Con la mente calma, il corpo rilassato e allineato, potremo davvero cominciare a scoprire chi e cosa vive in noi, nel momento presente o da tanto tempo.

Ecco perché la meditazione autentica si chiama Shamata-Vypashana o, in inglese, mindfulness-awareness.

Meditare ci conduce a un processo di autoconoscenza, non di estraniazione. Ci conduce incontro alle nostre caratteristiche e alle nostre vicissitudini, invece che portarci ad allontanarci da esse, rifiutandole.

Per poter abbracciare ed integrare sempre più tutto il nostro essere, le tecniche di meditazione di Shamata-Vypashana sono affiancate da poderosi alleati, che ci accompagnano nel processo di autoconoscenza.

Il primo, così semplice eppure a noi così alieno, è la costante connessione con il corpo e con la terra. Ragion per cui, la prima parte di ogni incontro è sempre in posizione distesa ed è dedicata all’incontro con il corpo e con l’energia della terra che ci sostiene.

Il secondo alleato è altrettanto semplice e a portata di mano, ed è la postura. Coltivare l’allineamento in una condizione di rilassatezza è un passo importantissimo per poter efficacemente porsi all’ascolto della nostra interiorità.

Infine, è molto importante la pratica di alcuni atteggiamenti mentali corretti, che ci aiuteranno nella nostra impresa di andare sempre più verso noi stessi: la compassione, l’amorevole benevolenza, la gioia, l’equanimità.

Con questi preziosi alleati (connessione con il corpo e la terra, corretta postura e corrette disposizioni mentali) potremo passo a passo permettere che ogni segreto della nostra esperienza di vita, custodito nella memoria somatica del corpo, si riveli sempre più chiaramente alla nostra coscienza. Scopriremo così che ci è possibile ‘toccare’ con mano, nel nostro corpo, uno stato di naturale perfezione, ‘risvegliandoci’ e ‘illuminandoci’ mano a mano che percorriamo il cammino, inevitabile e meraviglioso, della conoscenza della nostra unica e irripetibile incarnazione.

Matteo Bonini Baraldi

 

Forma il tuo gruppo

I partecipanti dovranno indossare abbigliamento comodo,  portare una coperta calda e un cuscino possibilmente da meditazione (zafu). Il numero minimo dei partecipanti per ogni singolo incontro è di 6 persone. La quota globale, da dividere fra i partecipanti, è di 75€ a incontro.

 

 

Il corso è rivolto esclusivamente ai soci dell’associazione culturale Vivere e Benessere. La quota associativa, di soli 10 € l’anno,  permette ai soci di partecipare alle iniziative promosse dall’associazione.

(Nel caso in cui si sia impossibilitati a partecipare a qualche incontro, sarà possibile accordarsi con il docente per recuperare in altra data).

 

Cenni biografici
Matteo Bonini Baraldi

Matteo Bonini Baraldi ha una carriera da giurista alle spalle. Da anni coltiva ampi spazi di meditazione e silenzio e più di recente si è formato nei Gong alla scuola internazionale di Don Conreaux, l’iniziatore dell’interesse in Occidente per questo tipo di terapia del suono (in Italia è proposta da Gong Planet di Chirstof Bernhard).

Ha curato la propria formazione nell’uso delle campane tibetane e della voce con musicoterapeuti e terapisti del suono come Annalisa Meneghini e Luca Vignali, oltre che durante i suoi contatti con la cultura sciamanica peruviana.

E’ esperto nella conduzione e facilitazione di dinamiche e crescita di gruppo secondo l’ispirazione della leadership partecipata (Art of Hosting).

Pratica meditazione tibetana da un decennio alla scuola di Reginald Ray, erede della tradizione di meditazione somatica di Chogyam Trungpa Rinpoche e autore di numerosi saggi sull’argomento. In inglese si può consultare il magistrale Touching Enlightenment. Finding Realization in the Body.

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